Dottorato di Ricerca in Composizione Architettonica.
Università IUAV di Venezia. XXII Ciclo
Como – Terragni, una doppia tensione
Si tratta di un'interpretazione, che incrocia i termini dell'evoluzione storica dei fatti urbani di Como con i termini dedotti dalla lettura del corpo delle opere di Terragni. Da entrambe le ragioni si deduce un dispositivo critico atto a comprendere e ad illustrare il nesso indissolubile e reciproco tra architetto e città, fornendone una lettura figurativa: la 'città di Terragni' Il ridisegno critico delle fonti e dei progetti e le immagini dei modelli in gesso sono parte integrante del lavoro. La tesi sostiene che l'insieme dei progetti urbani ed architettonici tenda alla configurazione di un'immagine della città, in grado di comprendere gli avvenimenti urbani, passati, presenti e futuri in un quadro coerente di opposizione dialettica tra le parti. Terragni sembra tenere in sé una duplice anima: l'una aspira alla 'contestualizzazione' (E. Mantero) con il contesto urbano-territoriale e alla definizione di un quadro urbano unitario e coerente, l'altra tende ad uno sperimentalismo tutto interno all'oggetto architettonico, ponendosi come 'scavo analitico dentro le possibilità del linguaggio' (D. Vitale). Questo lavoro tenta di fornire una sintesi tra una 'tensione estrinseca', rivolta alla città, ed una 'tensione intrinseca', rivolta verso una sperimentazione linguistica. L'opera di Terragni occupa il punto di contatto tra il mondo classico, depositario di un ricco repertorio di forme concluse e delimitate ed il mondo moderno, contraddistinto dalla rottura dell'unità di senso e di luogo, nelle articolazioni assunte dalla città aperta. L'attualità dell'interesse per Terragni consiste nel fatto che a questo superamento del limite della città storica, egli non attribuisce un'accezione moralistica o di valore, ma viene visto come condizione necessaria e 'desiderata dalla vita' (G. Terragni). Il quadro formato dalla città conclusa – il classico – e dalla città aperta – il moderno – non si prospetta come un'aporia inconciliabile e perentoria tra presenza ed assenza di forma, tra identità e nulla, ma come l'immagine necessaria di termini complementari come figura e sfondo, ugualmente necessari e come reciproca ricomprensione e riqualificazione di passato, presente e futuro della città contemporanea.